PANDEMIA SOMMERSA 25/11/2020

 

Pandemia e violenza di genere nel territorio dell’Unione Terre d’Argine

La pandemia sommersa raccontata dai dati del Centro Vivere Donna

Una “pandemia sommersa” dal volto femminile offeso e violato. È quanto emerge dai dati pubblicati dal Centro Antiviolenza Vivere Donna e dal Tavolo dell’Unione Terre d’Argine, alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata il 25 novembre. 

Il report restituisce un aspetto meno noto, ma non meno inquietante, di questo 2020 segnato dalla crisi epidemica da Covid-19. 

Non soltanto un dramma sanitario ed economico ma anche sociale, che mette al centro la piaga del maltrattamento delle donne esacerbata durante i mesi di lockdown. Se n’è discusso da remoto giovedì 19 novembre, all’interno Tavolo tecnico della Rete Unione Terre d’Argine a contrasto della violenza contro le donne. 

All’ordine del giorno la condivisione di dati ed esperienze degli operatori della rete, a un anno dall’approvazione del nuovo Protocollo operativo per gli interventi in emergenza su casi di violenza domestica. “Questi dati preoccupanti – commenta Paola Guerzoni, assessore dell’Unione con delega alle Pari Opportunità – ci dicono che, ora più che mai, occorre vigilare. 

Trascorrendo più tempo a casa, possiamo intercettare problematiche che riguardano magari i nostri vicini, diventando noi stessi promotori di un’attività indispensabile come quella di Vivere Donna e di tutta la rete dei centri antiviolenza”. 

 

Un’attività che, nonostante il fermo generale da marzo a maggio, non si è mai arrestata, garantendo un presidio telefonico h24 e ospitalità all’interno dell’appartamento di emergenza e della casa rifugio. Durante il periodo di lockdown, riferisce il report, è stato riscontrato un iniziale assordante “silenzio” del telefono della onlus, attribuito alle difficoltà delle donne di allontanarsi dal maltrattante per chiedere aiuto. 

Verso la fine di aprile, grazie a una campagna mediatica sul sostegno sempre attivo e continuativo del Centro, è stato registrato un aumento significativo delle richieste di aiuto. Dall’estate sono aumentati i contatti negli altri punti della rete, in modo particolare sono stati una decina i casi di intervento da parte dei servizi sociali (6 a Carpi, 2 a Novi,1 a Campogalliano, 1 a Soliera), la maggior parte con minori che purtroppo hanno assistito alla violenza. 

Il report del Centro Antiviolenza traccia un profilo di queste donne che hanno subito violenza da gennaio a ottobre 2020. In questi dieci mesi sono 58 le donne accolte nel Centro, di età media tra i 30 e i 39 anni e vittime di una violenza non solo fisica ma soprattutto psicologica. Dall’analisi statistica dei casi emerge un abbassamento dell’età media di chi chiede aiuto, e un periodo di tempo di 6-7 anni prima che le donne procedano con denunce o richieste d’aiuto. 

Rispetto ai dati del 2019, si riscontra un aumento esponenziale di nuovi accessi di donne sconosciute alla rete ( 81%). Gli operatori dei servizi sociali territoriali confermano il dato in aumento dei casi gestiti sul territorio dell’Unione Terre d’Argine e riportano il fondamentale supporto della rete soprattutto nei casi di emergenza. Una criticità attuale riguarda le relazioni con donne straniere spesso con scarsa conoscenza della lingua italiana. 

La difficoltà di trovare mediatrici culturali, in grado di aiutare queste donne a far emergere i vissuti di violenza, ha spinto l’assessora carpigiana Tamara Calzolari a esprimere la volontà, da parte dell’Assessorato alle Pari Opportunità, di proporre un percorso formativo per operatrici culturali sulla violenza di genere, unitamente all’impegno di proseguire con l’azione di prevenzione nelle scuole. 

Un dato importante, rispetto all’attività svolta in seguito all’entrata in vigore del Codice Rosso, riguarda l’aumento dei provvedimenti di allontanamento del maltrattante in modo sicuramente più rapido che in passato. Questa modalità di azione, spesso messa in atto dalle forze dell’ordine, ha permesso di evitare di strappare le donne e i minori dal proprio contesto domestico aggiungendo nuovo trauma a una situazione già problematica.