Rimini Today 10/07/2020

CHI STUPRA NON È UN AMICHETTO

Il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna esprime
indignazione per i contenuti dell’articolo pubblicato da Rimini Today

Il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna esprime indignazione per i contenuti dell’articolo “Ubriache fradicie al party in spiaggia, due 15enni violentate dall’amichetto”, pubblicato il giorno 8 luglio su Rimini Today a firma Redazione e sotto la responsabilità del Direttore Fabio Campanella. Fin dal titolo, l’articolo pubblicato da Rimini Today è una seconda violenza che colpisce le vite delle ragazze che hanno subito lo stupro, riproducendo i meccanismi della violenza patriarcale e processando i comportamenti delle donne coinvolte. Ad aggravare ulteriormente la violenza esercitata dalla redazione di RT è la minore età di tutte le persone coinvolte nella violenza. La libertà e il diritto di cronaca, così come la presunzione di innocenza di un imputato, non possono costituire un alibi o un lasciapassare per ferire e umiliare ancora una volta le donne che denunciano violenza. L’articolo in questione riproduce la violenza di una società che processa le vittime e assolve gli stupratori, arrivando a insinuare che la violenza non sarebbe tale in virtù dei rapporti amicali ed emotivi delle persone coinvolte. Noi sappiamo che molto spesso la violenza contro le donne è agita da compagni, padri o conoscenti violenti, e questo non costituisce un’attenuante ma piuttosto è il sintomo di una violenza strutturale esercitata sui corpi delle donne. Di certo, l’articolo non rispetta Il Manifesto di Venezia, sottoscritto da centinaia di giornaliste e giornalisti per un’informazione “attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere”. In particolare, condividiamo le parole del Manifesto di Venezia, volte a evitare che il diritto di cronaca si trasformi in abuso: ogni giornalista è tenuto al “rispetto della verità sostanziale dei fatti”. Non deve cadere in morbose descrizioni o indulgere in dettagli superflui, violando norme deontologiche e trasformando l’informazione in sensazionalismo. […]

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